mercoledì 6 febbraio 2008

RECENZIONE DI RITA FRATTOLILLO

Almerino e i suoi sogni  di    Rita Frattolillo


Qualcuno ha detto che quando la vita non basta, è l’arte a venire in soccorso. L’arte sotto qualsiasi forma, musica, danza o poesia, cinema o fotografia, pittura o scultura.
Anche ad Almerino Bertolini la vita non è bastata, e allora, anni addietro, ha preso tavolozza e pennelli per esprimere la sua visione della realtà, per rappresentare il suo mondo interiore.
Un mondo che, a guardare per la prima volta le sue tele, appare naїf, primitivo.
A dare questa impressione concorrono senza dubbio l’impianto del disegno, i colori, freschi e cristallini, e le figure, che appaiono aeree, come prive di volume, e con i contorni intagliati sullo sfondo. Bambini e adulti, poi, si presentano sempre con i lineamenti distesi, l’occhio sereno, la postura ferma, e sono ripresi dal pittore frontalmente, come se fossero fissati in una dimensione immota e atemporale, anche quando sono intenti ai lavori dei campi o dell’aia, o alla pigiatura dell’uva.
Lo spettatore che immerge lo sguardo nella tela sa che quei fiori (Vaso di fiori) dai colori squillanti che spuntano dal vaso panciuto non perderanno mai i petali, e che quel cavallo (Calesse), bello come i destrieri di Mary Poppins, non porterà mai il suo calesse troppo in là, anche per non disturbare la placida, interminabile conversazione della coppia lì seduta.
Animali domestici e di campagna, persone di ogni età, la natura nei suoi vari aspetti, il paese di Cavazzone con i suoi topoi, costituiscono i temi preferiti da Bertolini, che si destreggia con disinvoltura tra olio, tempera ed acquerello, dimostrando, ove mai ce ne fosse bisogno, che quando si è spinti da una pulsione vera, la via per esternarla si trova sempre, anche a costo di un duro apprendistato da autodidatta.
E attraverso il linguaggio immediato dell’arte, che non ha bisogno di interpreti, Bertolini dipinge i suoi sogni, fatti di luce soffusa e magici colori. Attraverso il paesaggio egli svela il segreto delle forme, le “sue” forme mitizzate di donne e uomini candidi e ingenui come i bambini. Nessun dettaglio biografico; Balthus, il grande Balthus, diceva: “Come persona non esisto. Guardiamo i quadri”. E allora, guardandoli meglio, essi suggeriscono, nell’accuratezza del dettaglio (rami, fogliame) e nella sistemazione “fisica” degli elementi (fiori campestri, casette, animali, alberi) preziose broderie o raffinate tapisserie medievali, mentre gli spazi sono concepiti in un’atmosfera ideale di ordine, pace e sicurezza. Dunque, con Almerino siamo lontani dall’accezione corrente, un po’ falsata e gaglioffa della pittura naif, e i suoi paesaggi raffigurano un mondo perfetto, un rifugio in una dimensione dove l’utopia di una vita armoniosa non è mai turbata dagli eventi del vivere quotidiano, ma nemmeno dalla Storia.

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